Nell’ambito della mostra “Nati nei ‘30. Milano e la generazione di Piero Manzoni”, proseguono gli incontri di approfondimento sul fermento culturale milanese tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta attraverso la voce dei protagonisti che hanno vissuto quel periodo.
Giovedì 5 giugno, alle ore 18.30, Mino Ceretti si racconta e dialoga con Elena Pontiggia, curatrice della mostra.
INGRESSO LIBERO
MINO CERETTI
Dopo un soggiorno di studi parigino, Ceretti frequenta l’Accademia di Brera sotto la guida di Aldo Carpi. Si diploma nel 1955 e nello stesso anno tiene la sua prima personale alla Galleria San Fedele di Milano. Partecipa con Banchieri, Ferroni, Guerreschi, Romagnoni e Vaglieri alla costituzione del gruppo del Realismo esistenziale, contribuendo attivamente con mostre e interventi che rappresentano ancora oggi una testimonianza significativa sulle istanze del movimento. Fin dagli esordi il lavoro di Ceretti si caratterizza per un realismo sociale aspro e dimesso, per un linguaggio scarno dai colori intensi e drammatici, che riprende in chiave antiretorica la lezione di Guttuso, contaminandola con accenti neoespressionisti che rimandano a Bacon, Sutherland, Matta e all’informale. In linea con il clima del Realismo esistenziale, i temi prediletti sono quelli della periferia cittadina, del paesaggio industriale, di una quotidianità umile e appartata. La mostra organizzata assieme a Romagnoni e a Vaglieri alla Galleria Bergamini di Milano nel 1959 e “Possibilità di relazione” alla Galleria L’Attico di Roma nel 1960 segnano il superamento dell’informale e l’adesione a un nuovo linguaggio, in equilibrio tra echi figurativi e dissoluzione dell’immagine, di cui vengono indagati i processi formativi per rintracciare i valori costitutivi dell’atto pittorico. La rinnovata ricerca figurativa scandaglia i problemi di frammentazione, di disgregazione e di riaggregazione dell’immagine: le figure si fanno allusive e sembrano sgretolarsi nel momento stesso della percezione, tra piani che si spezzano e oggetti che si frantumano. Il lirismo e la partecipazione emotiva lasciano progressivamente il posto a un maggiore distacco e a una lucida analisi tradotta in un linguaggio formale più oggettivo e icastico. Nella fase più matura Ceretti elabora un linguaggio narrativamente più compiuto, in cui convivono elementi diversi: alla scomposizione dell’immagine di ascendenza cubista si affiancano collages e assemblages. Ceretti ha insegnato nelle accademie di Belle Arti di Milano, Carrara, Venezia, Torino. Vive a Milano.
La mostra fotografica Wildlife Photographer of The Year è aperta tutti i giorni, dalle 10.00 alle 19.00 e giovedì e venerdì fino alle 22.00. (La biglietteria chiude mezz'ora prima.)
I biglietti si possono acquistare direttamente in biglietteria oppure online, cliccando qui.
Per informazioni contattare il numero: +39 3516982286 oppure scrivere a info@radicediunopercento.it