Il progetto di istituzione di una Società di incoraggiamento di Belle Arti a Milano, sancito nel novembre del 1843 da poco più di 200 sostenitori, prevedeva la nascita dell’istituzione al raggiungimento di almeno 400 soci. Un numero che si ottenne in pochi mesi tanto che il 14 maggio 1844 il regio governo riconobbe ufficialmente la nascita della Società per le Belle Arti.
In quarant’anni di attività questa associazione venne supportata da un numero considerevole di soci che oscillò tra gli 800 e i 1000 tra cui i principali artisti lombardi.
Nel 1883 la Società per le Belle Arti si fuse con l’Esposizione Permanente arrivando così a circa 1.200 soci: famiglie della nobiltà e dell’alta borghesia milanesi e lombarde, senatori, deputati al parlamento italiano, ingegneri, avvocati, notai, medici, imprenditori, affermati collezionisti.
Inizialmente il principale sostenitore fu il Municipio di Milano con 45 quote, a cui seguirono il re d’Italia Umberto I e il Consiglio Provinciale di Milano con 20 quote. Grazie ai contributi versati dai suoi azionisti, per oltre un secolo la Società per le Belle Arti ha acquisito svariate opere d’arte alle mostre milanesi sorteggiandole poi tra i soci stessi. In questo modo ha contribuito alla nascita e all’incremento di prestigiose raccolte d’arte pubbliche e private.
Un ruolo determinante tra i soci hanno svolto gli artisti, sempre presenti e numerosissimi: dagli aderenti alla scuola realista lombarda ai divisionisti, dai futuristi agli esponenti del gruppo di Novecento. Alla morte del pittore Sallustio Fornara (1852-1922), per sua volontà testamentaria venne istituito nel 1927 il “Legato Fornara” che portò alla realizzazione di una raccolta di 46 dipinti da esporre alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Durante il periodo fascista i soci artisti dovettero dichiarare a quale religione appartenevano e furono obbligati a iscriversi al Sindacato fascista di Belle Arti. Nel 1948, con la ripresa dell’attività dell’Ente dopo il conflitto bellico, i soci artisti arrivarono a oltre 700.
Negli anni ’50 la Permanente vantava oltre 200 soci sostenitori. Tra questi Nedda Mieli, vedova di Carlo Grassi, imprenditore e collezionista. Volendo donare la sua collezione a un’istituzione milanese la propose alla Permanente che dovette rifiutare perché voleva garantire uno spazio sufficiente per le attività espositive. La collezione Grassi venne allora donata al Comune di Milano e trovò collocazione nelle sale della Villa Reale di via Palestro. Nel 1963 i soci della Permanente erano 1.502 di cui 1.206 ordinari e 217 sostenitori. Nonostante questi numeri, la Presidenza dell’istituzione stimolata dalla provocazione del giornalista Indro Montanelli che denunciava la perdita di Milano del primato nel campo della cultura artistica italiana, si attivò per promuovere l’adesione di nuovi associati. Venne quindi distribuito un volantino promozionale illustrato da una vignetta dell’artista Gastone Novello, socio dal 1927 che incrementò il numero di iscritti all’Ente.