Nell’ambito della mostra “Nati nei ‘30. Milano e la generazione di Piero Manzoni”, proseguono gli incontri di approfondimento sul fermento culturale milanese tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta e sull’influenza di quel periodo sul clima artistico di oggi.
Mercoledì 14 maggio, alle ore 17, è la volta di Sergio Dangelo che si racconta e dialoga con Elena Pontiggia, curatrice della mostra.
INGRESSO LIBERO
Nota biografica
Fin da giovanissimo compie numerosi viaggi in Europa, soprattutto in Francia e Svizzera, vivendo anche per alcuni anni a Bruxelles. Entra così in contatto con le avanguardie internazionali dell’immediato dopoguerra, in particolare con gli ambienti surrealisti e con il gruppo Cobra, che avranno un’influenza determinante sul suo percorso artistico. Nel 1951 organizza insieme a Enrico Baj una mostra alla Galleria San Fedele di Milano dal titolo “Pittura Nucleare”, che segna la nascita dell’omonimo movimento, il cui manifesto viene pubblicato nel 1952 in occasione di una mostra alla Galleria Apollo di Bruxelles. È uno dei fondatori della rivista “Il Gesto”, organo del movimento Nucleare pubblicato tra il 1955 e il 1959. La volontà dei nucleari di reinventare la pittura disintegrandone le forme tradizionali e mettendone in discussione gli elementi costitutivi si traduce in una visione in cui la materia si trasforma in energia e in movimento: nelle loro opere proliferano soggetti provenienti da universi subumani e subatomici non visibili, entità astratte dettate dal caso, in bilico tra reale e surreale. Alla fine del decennio, il progressivo esaurirsi dell’esperienza nucleare porta Dangelo a firmare il manifesto Contro lo stile (1959), in cui si dichiara ufficialmente superato il movimento Nucleare e in cui si propugna un abbattimento dell’ultima convenzione pittorica, lo stile. La sola forma di stilizzazione ammessa sono i Monochrome di Yves Klein, a cui sono ispirati alcuni lavori di Dangelo degli anni sessanta. Negli stessi anni Dangelo matura anche un interesse per la cultura orientale e, in particolare, per la calligrafia giapponese, la cui eco è evidente nelle rappresentazioni ideogrammatiche presenti in dipinti incentrati su tessiture sottili e raffinate. Le mai sopite influenze dadaiste si esprimono invece nella realizzazione di hand-mades, che reinterpretano i readymades duchampiani, ponendo l’accento sul processo di manipolazione dell’oggetto più che sul reperto stesso. Nel multiforme universo creativo di Dangelo, in continuo movimento ed evoluzione, la rapidità esecutiva e l’immediatezza del gesto artistico osservabili fin dai grovigli concitati alla Tobey degli anni cinquanta costituiscono un elemento costante della sua poetica anche in opere più recenti, in cui la sofisticata compresenza di diversi linguaggi invita a un’osservazione più meditata. Dangelo vive a Milano