Angela Maria Capozzi nasce a Lavello in provincia di Potenza nel 1953. Dopo aver frequentato agli inizi degli anni ’80 un laboratorio di ceramica, rivolge la sua attenzione alla scultura. Negli anni 1995 e 2001 frequenta un corso di scultura tenuto dal maestro e amico Cesare Riva a Pietrasanta. Privilegia tra i materiali il bronzo, metallo col quale elabora, plasma e dà vita alle sue opere. Partecipa a numerose mostre collettive ricevendo menzioni ed apprezzamenti.
“Il percorso formativo di Angela Maria Capozzi affonda le sue radici nella materia; materia che viene elaborata, plasmata per dare vita ad opere che sembrano voler materializzare un grido represso. Le forme morbide, tondeggianti, rappresentano le mille e più possibilità che un artista ha a disposizione per esplorare il mondo fenomenico che ci circonda. Con loro il tempo si ferma, si lascia analizzare, toccare e quando sembra che le tensioni che le animano stiano per lacerare la membrana sottile che le separa dal mondo dei suoni, il grido si smorza, si affievolisce per rientrare nel grembo ancestrale. Qui tutto si ricompatta, le forme si annullano, la materia ritorna allo stadio primordiale per prepararsi nuovamente ad essere frugata, violata, nella speranza di dar forma finalmente a quel suono forte e gutturale che il marmo ci fa presagire o cristallino e squillante come la superficie lucida dei bronzi sembra voler annunciare. Angela Maria è continuamente alla ricerca del mezzo espressivo per lei più appropriato, la sua voglia di comunicare e capire non si è mai conclusa. Con umiltà porta avanti i suoi studi, ed ogni volta che sembra aver trovato la via a lei più congeniale, si rende conto che è solo agli inizi, che la materia ha ancora molto da dire. In questa crescita costate l’artista si è affacciata alla pittura, le tele rappresentano un modo nuovo per indagare, cercare, analizzare. Sulle tele il colore viene “scolpito”, impastato e sul piano si ripropongono le tensioni che le sue sculture compiono nello spazio. Il mondo che ci presenta l’artista è in fin dei conti un mondo pudico, d’altri tempi, dove l’urlo si smorza, si affievolisce. In una società dove tutti urlano per sovrastare l’altro, la Capozzi timidamente smorza i toni e si richiude in se stessa, alla ricerca del modo e del tono più adatto per comunicare con il prossimo, senza urla, senza minacce, senza trovate sensazionali, ma con l’eleganza e la leggerezza tipiche di un animo gentile.” recensione di Aurora Russo, critico d’arte, in occasione di “Giorni d’arte 2014” Mostra d’arte contemporanea di Carrara dal 24 aprile al 4 maggio 2014.