GIULIANA CONSILVIO
Giuliana Consilvio ha iniziato ad esporre nel 1962 partecipando su invito a numerose importanti esposizioni collettive nazionali e ordinando mostre personali di grafica e pittura in Italia e all’estero.
Indipendentemente dai soggetti che nel corso dell’esperienza artistica diventano via via urgenti, dalla figura umana al paesaggio, alle “impronte”, la ricerca è caratterizzata essenzialmente dall’indagine mai esauriente degli strumenti e dei materiali con cui realizzare la singola opera: in questo frangente è stata nevralgica l’esperienza della calcografia, un laboratorio in cui è impossibile porre la parola “fine” all’indagine perché l’operare costantemente, anche il caso o l’errore possono essere esperienze propiziatrici di nuovi filoni di ricerca.
Sintetizzando l’interesse dell’artista per l’uomo e il suo ambiente scrive nel 1996 Silvio Riolfo Marengo: Questo tema ha dato l’avvio a una ricerca che perdura per oltre trent’anni, toccando linguaggi e materiali disparati (dalla tela al legno, dal gesso al ferro, dalla terracotta alla carta). È come se attraverso questa pluralità di sperimentazioni l’artista avesse voluto sempre più e sempre meglio identificarsi con la realtà, appropriandosi delle sue fibre costruttive: di fronte a molte opere pare di trovarci di fronte al DNA della natura messa a nudo, eppure ancora carico del suo mistero delle sue infinite possibilità di combinazioni genetiche.
Ecco allora il disegno in prima istanza, scelto come opera conclusa, autonoma, e non come schizzo preparatorio, abilitato a catturare istanti del quotidiano; successivamente la calcografia, nelle diverse declinazioni che il lavoro, fra carta, lastra e torchio immediatamente suggerisce; conseguentemente anche la pittura e i suoi pigmenti.
Ma l’indagine si approfondisce con l’adozione della ceramica o un materiale inusuale come il catrame: in questa ultima esperienza diventa decisiva la capacità del materiale a assumere il ruolo di calco, di cattura di una forma di cui è escluso l’origine. Il termine di “tecnica mista” può essere riduttivo ma segnale di una indagine particolarmente sensibile agli strumenti con cui rendere evidente l’immagine.
E in ultima istanza, anche cronologica ma in qualche modo riassuntiva del percorso, l’incontro con la cellulosa, a un tempo superficie che può accogliere l’immagine, a un tempo essa stessa “forma nello spazio”, alle soglie della scultura.
Negli anni dal 1968 al 1979 il percorso pittorico e grafico di Giuliana Consilvio prende avvio da una tematica sociale con immagini che sintetizzano, nel loro evidente espressionismo, le contraddizioni del vivere moderno. La sua produzione degli anni Settanta rappresenta un capitolo di grande valenza umana oltre che artistica. Scrive Davide Lajolo nel 1976. … Osservando le sue esperienze di questi anni ci si incanta con le sue ricerche, sempre tese, sempre appassionate. Certo l’espressione ha in tutti i suoi periodi una precipua presenza. Ma il realismo, espressionismo sono un pane di ieri? Lo sono di ieri, di oggi, di sempre. Giuliana Consilvio ha fatto il suo impasto e le sue scelte.
Dal 1979 inizia un periodo di approfondimento del proprio linguaggio pittorico e di ricerca del segno plastico. Sono di questi anni temi quali: “Tracce e segni della città” e “Archeologie contemporanee” che Giuliana Consilvio ha realizzato con calchi di catrame su tela. Scrive Franco Solmi, nel 1989: Questi “graffiti contemporanei” sembrano riemergere dal deserto e dal silenzio che segue catastrofi immani, consumate per sempre. Soltanto che qui l’uomo non ha lasciato tracce attraverso cui la memoria presente possa ricostruirsi in un’immagine precisa. Sono soltanto segni di azioni, di oggetti, di movimenti pietrificati, umanamente illeggibili.
La fase è per certi versi decisiva per gli sviluppi successivi. Questo passaggio è lucidamente sottolineato da Roberto Sanesi in un testo del 1979, quando afferma che … Raffinando nel suo disegno la nettezza e la sensibilità del tratto, l’intelligenza della disposizione spaziale e quella severità di bianco e nero che già apparteneva a molte delle incisioni precedenti, senza negare né i suoi appassionati scatti d’umore fra irritazioni e dolcezze né il suo sempre evidente risentimento morale così tipici di tutta la sua opera, Giuliana Consilvio ha forse trovato, passando da una dimensione descrittiva a una dimensione di interiorizzata analisi, uno dei suoi più convincenti e compiuti momenti espressivi.
Dal 1982 nella pittura dell’artista vi è un recupero dell’elemento figurativo, più esplicitamente della “adozione” a figura dell’opera tanto il soggetto tradizionalmente “nobile”, i soggetti “protagonisti” del paesaggio – il campo, il filare d’alberi, l’edificio, il ponte – quanto segnali complementari, solo apparentemente marginali come le tracce sul terreno. Raffaele De Grada, in una presentazione del 1982 scrive …la Consilvio ha in questo indirizzo di riscatto dei valori naturali, una fisionomia inconfondibile, che si colloca tra l’eterno flusso del potere della natura sull’uomo e la ricezione moderna del modo di essere di un artista oggi.
Dal 1985 predilige temi ispirati all’ambiente e alle atmosfere della Lombardia. Riprendendo le parole di Franco Solmi, ricavate dalla bella introduzione alla monografia Il segno dipinto, dedicato all’opera di Giuliana Consilvio, si può affermare che il disordine urbano … assedia le immagini di una periferia a misura d’uomo, che poeticamente continua a esistere e resistere, appunto, come immagine, ma prendendo le forme sublimate della memoria (…). Oggi la denuncia è in questa impenetrabile fissità, in questo tacere delle cose, in queste assenze che popolano un paesaggio…”.
Dal 1992 a oggi, in parallelo con altre esercitazioni con materiali diversi, anche di natura scultorea, l’interesse di Consilvio si è concentrato sulle qualità espressiva della cellulosa e della calcografia, che trova la sua definizione nei Fogli scultura, una soluzione plastica che, anche dal punto di vista impaginativo, mette a confronto, un’immagine impressa in incavo e una in rilievo dalle dimensioni variabili e dall’impaginazione che può andare dall’elementare adiacenza alla mescolanza fra le due tecniche.
(Alberto Veca)