Giancarlo Colli, nato a Malvaglio (Milano) nel 1931, vive e lavora a Inveruno e a Milano.
Ha studiato pittura e scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera e dal 1962 ha tenuto mostre personali a Milano, Roma, Parma, Reggio Emilia, Castano Primo, Robecchetto, Inveruno, Magenta, Corbetta, Abbiategrasso, Torino, Brescia, Palermo, Cremona e altrove.
Ha partecipato a concorsi, mostre collettive nazionali e internazionali, tra cui: varie edizioni del Premio Sant’Ilario d’Enza (1° premio nel 1962); Suzzara (premiato nel 1962, ’63, ’64); Premio Ramazzotti, Milano (premiato nel 1967); Premio Resistenza, Chiari (premiato nel 1966Premio Rinascita Omaggio a Che Guevara, Milano (premiato nel 1967); varie edizioni del Premio Scalarini, Reggio Emilia (premiato nel 1964 e nel ’69, 1° premio nel ’67); Premio Abbiategrasso (1° premio nel 1977). Ha partecipato a numerose rassegne.
Recentemente Giancarlo Colli ha realizzato il grande mosaico “La resurrezione” per la Cappella Formenti nel Cimitero di Inveruno, inaugurato nell’ottobre 2016.
Sull’attività di Giancarlo Colli hanno scritto: Francesco Arcangeli, Pinuccio Castoldi, Gianni Cavazzini, Giovanni Chiodini, Raffaele De Grada, Gian Alberto Dell’Acqua, Mario De Micheli, Elda Fezzi, Giovanna Ginex, Flaminio Gualdoni, Tiziano Marcheselli, Teodosio Martucci, Antonello Negri, Dimitri Plescan, Luciano Prada, Gianni Pre, Aligi Sassu, Aurora Scotti, Vittorio Sereni, Giorgio Seveso, Francesco Tava, Lorenza Trucchi, Marco Valsecchi e altri.
“Nel mio lavoro di pittore, il filo conduttore è sempre stato, e lo è tuttora, l’interesse per l’uomo e per tutto ciò che gli sta attorno e lo riguarda, per tutto ciò che lo opprime, per la violenza che subisce e che manifesta…”
Giancarlo Colli 1990 dal catalogo “Il lavoro del pittore” mostra personale a Segriano.
” La violenza ha radici antiche. La storia ne è insanguinata, ne conserva tracce di secolo in secolo. Oggi però, più che mai, il nostro tempo se ne rivela segnato e sconvolto.
Non è dunque un’eccezione se un artista avverte l’esigenza di tradurre in immagini il proprio sgomento o la propria collera davanti alla brutalità che imperversa nel mondo. Giancarlo Colli è uno di questi artisti.
Il tema della violenza, della sopraffazione, della persecuzione dell’uomo da parte delle forze negative che agiscono negli ingranaggi del potere, non è nuovo per lui. Si può anzi dire che sia il tema centrale della sua ricerca espressiva, così com’egli è andato svolgendola, dalla coppia umana sorpresa nella propria intimità violata alle crocefissioni quale simbolo dell’offesa perpetrata contro la vita.
Colli è un artista abituato alla riflessione a indugiare sul proprio soggetto, sottoponendolo a dubbi e ripensamenti, a prove diverse…
Mario De Micheli
” I suoi temi plastici caratteristici sono sempre stati permeati da una sorta di monumentalità dinamica e violenta, che porta a pensare alla graffiante spigolosità di una Kate Kollowitz e all’espressionismo dolente, risentito e terrestre di un Permeke, il tutto colorato da un tono inedito di gravità nella contemplazione.
In lui si avverte una pressione severa ad evitare ogni garbato compiacimento, ogni possibile concesione all’estetico o al piacevole, quasi per un intenso, scrupoloso, accigliato moralismo.
Colli affronta la pittura con un segno robusto, nel sigillo di una visione (di una trasfigurazione) personalissima della realtà e delle sue vicende, e nella misura di una poetica sensibile ed avvertita.
Giorgio Seveso
“Il luogo del racconto”, Castell’Arquato 2004